È stato "uno dei massimi protagonisti dell'arte, del design e della grafica del XX secolo"[1], dando contributi fondamentali in diversi campi dell'espressione visiva (pittura, scultura, cinematografia, disegno industriale, grafica) e non visiva (scrittura, poesia, didattica) con una ricerca poliedrica sul tema del movimento, della luce e dello sviluppo della creatività e della fantasia nell'infanzia attraverso il gioco.Bruno Munari è una figura leonardesca, tra le più importanti del novecento in italiano. Assieme allo spaziale Lucio Fontana, Bruno Munari il perfettissimo domina la scena milanese degli anni cinquanta-sessanta; sono gli anni del boom economico in cui nasce la figura dell'artista operatore-visivo che diventa consulente aziendale e che contribuisce attivamente alla rinascita industriale italiana del dopoguerra.
Dal 1927 prese parte alle manifestazioni del secondo Futurismo milanese, partecipando alle collettive della Galleria Pesaro oltre che alla Biennale di Venezia e alle Quadriennali di Roma e Parigi degli anni Trenta. Nel 1933 espose le sue macchine inutili, congegni meccanici studiati nelle loro caratteristiche estetiche, presentate come modelli sperimentali intesi a verificare le possibilità di informazione estetica del linguaggio visuale. Dal 1934 al 1936 si dedicò alla pittura astratta. Nel 1948, insieme ad A. Soldati, G. Monnet, G. Dorfles, fondò il MAC (Movimento per l'arte concreta). Negli anni Cinquanta le sue ricerche ripresero con una serie di sculture concavo-convesse (1949-65), di dipinti positivo-negativi (1951 e seguenti), di modelli sperimentali tridimensionali (Composizione sul quadrato; Sculture da viaggio; Strutture continue), fino alla sperimentazione visiva ottenuta con luce polarizzata (dal 1953 in poi). Negli anni seguenti si dedicò a ricerche cinetiche e a esperimenti di xerografia. Per la sua attività ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra i quali il Compasso d'oro dell'Associazione disegno industriale (1954, 1955, 1979 e 1995 alla carriera); la menzione onorevole dell'Accademia delle scienze di New York (1974); il premio Japan design foundation (1985).
Design E Comunicazione Visiva Bruno Munari Pdf 24
La ricerca di M., non inquadrabile nelle categorie consuete, tende a una sorta d'ironico analismo, mediante la continua sperimentazione di sempre nuovi strumenti di comunicazione. Partito dalla poetica futurista dell'interpretazione dell'arte come totalità, egli risolve il suo processo inventivo attraverso forme astratte semplici e pure, per offrire all'uomo oggetti utili non solo in senso materiale, ma anche intellettuale ed estetico, nel tentativo di riassumere in essi le contrastanti istanze della tecnica e dell'arte, della necessità e della libertà, dell'imprevisto nel ripetitivo. La sua costante ricerca è stata quella dell'approfondimento di forme e colori, variabili secondo un programma prefissato, e della autonomia estetica degli oggetti. Tali premesse (sviluppate in Arte come mestiere, 1966, in Design e comunicazione visiva, 1968 e in Codice ovvio, 1971) hanno trovato conferma nella pratica dell'industrial design. La sua poliedrica capacità comunicativa si è manifestata nei campi più disparati: pubblicità e comunicazione industriale; libri per la scuola (L'occhio e l'arte. L'educazione artistica per la scuola media, 1992; Suoni e idee per improvvisare. Costruire percorsi creativi nell'educazione musicale e nell'insegnamento strumentale, 1995, entrambi in collab.); giochi, laboratori grafici e libri di ricerca.
Tuttavia, mentre aspetti specifici della produzione visiva di Munari hanno ricevuto attenzione critica, stimolando un numero crescente di studi e approfondimenti, il suo uso della parola a oggi è stato esplorato limitatamente (cf. Zanoletti 2017, 193-225; 2015b, 107-110; 2015c, 122-125). Questo malgrado dal 1929 al 1998 l'artista abbia pubblicato oltre centottanta libri che includono trattati sull'arte e sul design, pubblicazioni dalla grafica sperimentale, libri didattici e libri cosiddetti per l'infanzia (cf. Maffei 2008; Antonello 2019, 331-351; Campagnaro 2019, 81-96; 2016, 93-105). Munari considerava i libri opere d'arte a tutti gli effetti e, nello stesso tempo, come un tramite preferenziale per comunicare il suo pensiero, mettendo per iscritto i suoi progetti visivi, traslandoli a un livello di lettura diverso e illustrando ogni tecnica e risultato. "Giocando d'anticipo" rispetto alla critica d'arte, con i suoi libri Munari ha storicizzato autonomamente il suo operato; sia perché, erede futurista e spirito libero, non aveva bisogno di critici e curatori, sia per smitizzare lo stereotipo consolidato dell'artista romantico e distante dalla massa.[1] La produzione di libri assecondava inoltre l'idea munariana che un oggetto artistico non dovesse essere in qualunque caso un "pezzo unico", privilegio di pochi, ma che potesse talvolta collimare con una produzione seriale; e metteva in luce l'esigenza da parte di Munari di favorire un accesso all'arte antielitario. Un accesso open-source: collettivo, demitizzato e democratico.
Questo contributo esplora il legame tra le sperimentazioni visive di Munari e la sua produzione scritta soffermandosi sul tema della creatività, uno dei leitmotiv della sua opera (cf. Belpoliti 2016; Zanoletti 2015a, 95-98). Secondo Munari, la creatività è una capacità produttiva e concreta, da coltivare e accrescere, che collega fantasia e ragione. Come vedremo, gli scritti munariani affrontano l'argomento della creatività e del processo creativo raccontando come la sua opera è stata concepita e realizzata. Sono inoltre ideati per stimolare e sviluppare l'intelligenza e l'inventiva di chi legge, attraverso l'uso ipertestuale di parole, forme, colori e materiali. In parallelo, il tema della creatività permea la produzione visiva di Munari, che illustra tangibilmente il suo modus operandi, svela i meccanismi mentali implicati, l'intervento dell'immaginazione o del caso e le fasi della costruzione dell'opera stessa.
L'artista lavora con la fantasia, il designer usa la creatività, amava ripetere Munari. Come ha osservato Paola Antonelli, le sperimentazioni munariane negli ambiti di arte e design scaturiscono dal fervore creativo dell'artista, mentre la fase immaginativa é affidata al pubblico. Permettendo in tal modo all'arte di diventare un dispositivo esperienziale, basato sull'interazione (cf. Antonelli 1999, 92). Serie cinetiche e fluttuanti come la Macchine inutili, lo vedremo più avanti, ridisegnano il contesto spaziale: l'oservatore risulta immerso in un ambiente multidimensionale dove un refolo d'aria, il calore e il colore di una fonte luminosa e la presenza e la posizione del fruitore nella stanza danno vita a forme in continuo fieri. Nei Negativi-positivi ogni elemento della composizione occupa sfondo o primo piano a seconda dell'interpretazione sensoriale di chi osserva. In questi e molti altri casi, l'intervento della casualità e quello immaginativo del fruitore integrano l'inventiva dell'artista, in una sorta di "opera aperta".
A partire da queste definizioni aforistiche, Munari analizza le possibilità di fantasia, invenzione, creatività e immaginazione nell'ambito della comunicazione visiva, proponendo una serie di esercizi pratici per stimolare l'elasticità mentale e la capacità immaginifica di bambini e adulti. Nonostante l'artista non abbia instaurato contatti diretti con la pedagogia attiva, questa operazione segnala una possibile influenza delle teorie costruttiviste, che stabiliscono un legame tra sviluppo del pensiero creativo e apprendimento attivo:[9]
Un meccanismo simile è alla base dei progetti di design "Tuttotondo" e "Tuttoquadro", elaborati da Munari per la Gabbianelli nel 1982 (fig. 3) (Munari/Finessi 2007). Per questi due progetti, derivati da una serie di sperimentazioni tecniche realizzate dal 1960 al 1981, Munari disegna una serie di piastrelle quadrate in cui gioca con la ripetizione di palindromi geometrici come il quadrato e il cerchio, introducendo qua e là variazioni minime per innescare l'ironia, creare dinamismo e attivare un effetto ottico. Queste ricerche nell'ambito dei meccanismi della percezione visiva testimoniano la complessità che si cela dietro l'essenziale semplicità, vessillo dell'opera di Munari. 2ff7e9595c
Comments